Tranciante giudizio della Commissione di Esperti per la Ricerca e l’Innovazione (EFI) nominata dal Governo tedesco: “l’EEG non è nè uno strumento efficace in termini di costi per la protezione del clima, nè tanto meno fornisce un impatto misurabile sull’innovazione. Quindi, per queste due ragioni, il proseguimento dell’EEG non è giustificabile”.
A raffica, giungono pessime notizie dalla Germania, la terra promessa della green economy, per gli adoratori – non solo italiani – delle rinnovabili elettriche. La svolta energetica basata sulle energie rinnovabili (Energiewende o, se si vuole usare la terminologia burocraticamente corretta, EEG: Erneuerbare-Energien-Gesetz, cioè la legge sulle energie rinnovabili) non regge alla prova dei fatti. La Germania, che più di ogni altro Paese si è lanciata in questa direzione impegnando risorse finanziarie ingentissime, vede quotidianamente concretizzarsi tutte le negatività che i più avveduti avevano prospettato fin dall’inizio.
Cominciamo oggi col diffondere le constatazioni dell’ultimo rapporto annuale della Commissione di Esperti per la Ricerca e l’Innovazione (EFI: Expertenkommission Forschung und Innovation) insediata dal Governo tedesco.
Il rapporto del 2014 è disponibile in lingua originale, come pure i rapporti degli anni precedenti, nei quali tuttavia non si era mai giunti ad analisi così negative per l’EEG. Il tempo ha dato torto ai facili ottimismi. Il giudizio conclusivo del rapporto 2014 è ineluttabile e perentorio: “il proseguimento dell’EEG non è giustificabile.” Confidiamo che tale conclusione sia presto fatta propria, senza bisogno di spingerci fin dove sono giunti i tedeschi, anche dagli organismi italiani che hanno, a riguardo delle rinnovabili, una finalità istituzionale analoga a quella dell’EFI: il GSE e, soprattutto, l’AEEG che, specie nella sua ultima relazione annuale, ha esternato un appoggio apodittico, se non fideistico, verso un utilizzo massiccio delle rinnovabili elettriche, nonostante tutte le evidenze contrarie da essa stessa rilevate.
A proposito di AEEG: complimenti per gli stipendi percepiti!
Stipendi così alti dovrebbero garantire una maggiore – e non minore – autonomia di giudizio rispetto ai decisori politici: per scrivere banalità conformiste sull’inevitabilità (o ineluttabilità) della svolta energetica verso le rinnovabili elettriche basterebbe molto meno, e molti altri saprebbero farlo accontentandosi di una minore prodigalità. Se per il GSE (anche qui non si è certo scherzato con gli stipendi) c’è la (molto) parziale scusante di essere una società controllata dal Ministero dell’Economia (e quindi governativa in toto), ciò non vale per l’Autorità dell’Energia. Speriamo che in Italia, per sentire riconoscere anche da una istituzione statale che per la produzione dell’energia elettrica ci si è incamminati lungo una strada drammaticamente sbagliata, non ci sia bisogno di costituire e foraggiare un altro carrozzone pubblico.
Il rapporto 2014 dell’EFI è disponibile anche nella traduzione in inglese.
Riportiamo di seguito in corsivo (il grassetto è nostro) le considerazioni più significative del rapporto di quest’anno, invitando gli interessati a leggerlo dal sito web dell’EFI, che ringraziamo, dove il testo viene messo integralmente a pubblica disposizione.
Si parla nello specifico dell’EEG alle pagine 51 e 52:
“Il lato oscuro dell’EEG è il drammatico aumento delle spese per l’incentivazione. Oggi più di un quinto (in Italia più di un quarto! Ndr) del prezzo medio pagato dai consumatori è dovuto agli incentivi richiesti dall’EEG. Questo consistente fardello addizionale sulle spalle dei consumatori ha portato ad un pubblico dibattito, critico circa la razionalità dell’EEG.
L’argomento della protezione del clima, che è spesso citato per legittimare l’EEG, non risulta vero. Il sistema europeo di scambio di quote di emissione (EU ETS) fissa un tetto massimo di emissioni di CO2 per le industrie energivore dell’Unione Europea. Perciò l’espansione delle rinnovabili, indotta dall’EEG, nell’offerta di energia della Germania non si concretizza in una riduzione addizionale delle emissioni di CO2 a livello UE, ma si limita a spostare le emissioni in altri settori ed in altri Paesi europei sottoposti al sistema ETS. In questo modo l’EEG non conduce ad una maggiore protezione del clima, ma genera semplicemente costi addizionali.
Gli effetti innovativi specificamente tecnologici dell’EEG in Germania sono molto bassi
Siccome l’argomento della protezione del clima non ha i requisiti per essere considerato una giustificazione dell’EEG, sorge la domanda se l’EEG stimola almeno l’innovazione.
Un indicatore chiave delle capacità innovative di un Paese o di un settore è il numero annuo di richieste di brevetto industriale. Studi empirici basati su questo indicatore non dipingono un quadro positivo circa l’effetto innovativo della promozione, dal lato della domanda, delle energie rinnovabili in Germania.
Secondo uno studio empirico nel periodo 1990 – 2005, le tariffe feed-in per l’energia rinnovabile in Germania mostravano un effetto innovativo solo nel settore dell’energia eolica (cioè nel periodo in cui si sono apparse le prime pale giganti fino alla sostituzione, ben oltre dieci anni fa, degli aerogeneratori a due pale con quelli a tre pale. Ndr). Uno studio recente che ha esaminato gli effetti innovativi specificamente tecnologici delle tariffe feed-in tra il 2000 e il 2009 non è stato in grado di identificare una correlazione positiva in nessuna di tali tecnologie.
Le tariffe feed-in fisse non sembrano fornire stimoli per sviluppare nuove tecnologie. Siccome le tariffe sono basate sui costi medi, i profitti derivanti da una nuova innovazione tecnologica non superano quelli derivanti da una tecnologia matura a cui viene garantita una rendita certa – a parte il fatto che gli investimenti in nuove tecnologie sono associati a più alti rischi.
L’EEG funziona principalmente come un sussidio dal lato della domanda per l’elettricità da fonti rinnovabili e per questo conduce ad una espansione, indotta dalla politica, dei mercati per le tecnologie che utilizzano le fonti rinnovabili. Per i fornitori di tali tecnologie, questo significa che la pressione ad innovare può ridursi: le aziende possono avere uno stimolo maggiore ad utilizzare le loro scarse risorse per lo sfruttamento del potenziale di mercato già esistente piuttosto che per impegnarsi in Ricerca e Sviluppo. Inoltre, una rapida espansione delle tecnologie più mature, che conduce ad ulteriori riduzioni di costo, può creare delle barriere all’ingresso di nuove tecnologie.
Perciò, anche dalla prospettiva di una politica per l’innovazione, l’EEG nella sua attuale formulazione può ben difficilmente essere giustificata. Più precisamente, quelle tecnologie rinnovabili che ricevono il grosso dei sussidi dell’EEG – cioè fotovoltaico, eolico e biomasse – non sono finora riuscite a manifestare significativi impatti innovativi di segno positivo.
Conclusione
Dal punto di vista della Commissione degli Esperti, l’EEG non è nè uno strumento efficace in termini di costi per la protezione del clima, nè tanto meno fornisce un impatto misurabile sull’innovazione. Quindi, per queste due ragioni, il proseguimento dell’EEG non è giustificabile.”
Amen.