Domenica prossima alle elezioni politiche abbiamo l’occasione (l’ultima occasione?) per fermare il disastro che attende il nostro Appennino se la nuova Strategia Energetica Nazionale, vergognosamente succube delle pretese della lobby eolica, venisse implementata.
Con la Sen, il Governo di Gentiloni (e di Calenda e di Galletti), insofferente alle nostre critiche e disinteressato ai nostri suggerimenti, ha fatto una precisa scelta di campo contro di noi.
A maggior conferma di ciò, in queste ultime settimane al Ministero dello Sviluppo Economico ed a quello dell’Ambiente è stata condotta una furibonda lotta contro il tempo per mettere, quanto più possibile, il prossimo Governo di fronte al fatto compiuto in materia di rinnovabili elettriche non programmabili. Non sappiamo se, alla lunga, questa tattica si rivelerà premiante per i lobbysti, perchè spetterà proprio al prossimo Governo trasmettere a Bruxelles l’imprescindibile Piano Nazionale energia e clima per il 2030, da cui tutte le loro sorti dipendono. Dare per scontata l’automatica ratifica della Sen del Governo Gentiloni (specie nell’ipotesi di un Governo Gentiloni sonoramente bocciato alle elezioni) come “base programmatica e politica” del Piano Nazionale ci appare un atto di superficialità; o di tracotanza. Ma tant’è.
Scorriamo, a mero titolo di esempio di questo discutibile operare delle alte burocrazie ministeriali, qualche titolo apparso di recente sui quotidiani italiani:
– dal Quotidiano Energia del 6 febbraio: “Decreto Fer: anche Cib, Free e M5S richiamano il Governo” e nel sottotitolo: “Terminare il lavoro entro fine legislatura”. Leggiamo nell’articolo: ” Si moltiplicano gli appelli al Governo sull’emanazione del decreto d’incentivazione alle rinnovabili relativo al periodo 2017-2020… Il decreto Fer, dunque, si auspica arrivi “prima delle prossime elezioni, come promesso”.
A cui incredibilmente segue già il giorno dopo, 7 febbraio, la notizia del sollecito adempimento del richiamo, riportata
– dallo stesso Quotidiano Energia: “Incentivi Fer: bozza decreto inviata al Minambiente” e nel sottotitolo: “Resta confermato l’obiettivo di avviare l’iter interno e presso la Ue prima del voto.”
E ancora:
– dalla Repubblica dell’ 8 febbraio: “Ok da Bruxelles alle aste di capacità. Bollette più pesanti”. E
– da Italia Oggi del 10 febbraio: “Per decreto. Eolico, ora procedure più semplici”.
Uno sforzo amministrativo invero degno della miglior causa, che però potrebbe essere vanificato dall’insediamento di un nuovo Governo NON amico. Cerchiamo di dare il nostro NON PICCOLO contributo per far sì che proprio questo accada. Ben difficilmente, infatti, questo Governo NON amico accetterà di raddoppiare lo sforzo finanziario già ingentissimo a carico delle bollette elettriche degli italiani per compiacere le clientele altrui.
Ricordiamo però, per evitare di passare dalla padella alla brace, che l’attuale offerta politica alternativa agli “impalatori” Gentiloni, Calenda e Galletti propone – sebbene si stenti a crederlo – anche di peggio e addirittura di molto peggio.
Ecco dunque il principio ispiratore per domenica prossima dei comitati, delle associazioni e dei cittadini che hanno combattuto la speculazione di questi ultimi anni: esprimere un NO deciso a tutti gli amici degli eolici.
In un simile proliferare, nelle liste elettorali, di “ambientalisti del fare” e di utopisti sconsiderati non sappiamo – nè vogliamo – indicare niente di più preciso. Delle (innumerevoli) alternative alla Sen di Gentiloni parleremo, con agio, dopo il castigo elettorale dei responsabili.
Codesto solo oggi possiamo dirvi: ciò che non siamo e ciò che non votiamo.