Situazione dell’eolico in Emilia Romagna

Conferenza stampa sul tema “L’emergenza degli impianti eolico-industriali in Emilia Romagna” del 1/3/2012 presso la sala stampa della Regione Emilia Romagna in via Aldo Moro 50 a Bologna, organizzata dal comitato in difesa del paesaggio di Camugnano.

 Sintesi della situazione in regione e sui crinali limitrofi alla fine di febbraio 2012.

 L’Emilia Romagna è una regione storicamente priva di mulini a vento e con caratteristiche non favorevoli all’eolico-industriale, come conferma la previsione della stessa ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento, membro di Confindustria Energia) per il 2020 che fa ammontare, in base ai suoi modelli, il massimo installabile in regione a soli 200 MW (su 16.200 MW installabili in Italia, già largamente superiori ai 12.000 MW del PAN governativo). Ulteriore conferma a questa mancata vocazione del territorio sono gli impianti eolici già installati in regione che, a fronte di un potenziale di 17,9 MW hanno prodotto appena 24,7 GWh di energia elettrica lorda nel 2010 (anno eccezionalmente ventoso, data una produzione in Italia di oltre l’ 11% in più rispetto al 2009 per gli impianti già installati fino dall’anno precedente) per un totale di 1379 ore utili (sulle 8760 ore di un anno, pari ad una efficienza di appena il 15%), inferiori quindi alla già bassa media nazionale (1511 ore utili all’anno) e tali da non garantire una qualsivoglia profittabilità a questi investimenti senza incentivazione statale. Inoltre sappiamo, da dichiarazioni delle stesse aziende interessate, che la performance regionale del 2010 non è stata ripetuta nel 2011.

Nonostante questo si è a conoscenza di decine di progetti comparsi negli ultimi mesi per centinaia di MW complessivi. In questa improvvisa urgenza si percepisce chiaramente un fine speculativo legato al prossimo venir meno della prodigalità degli incentivi (con il nuovo sistema delle aste competitive al ribasso, la maggior parte degli impianti descritti di seguito, se superiori ai 6 MW, non avranno più, probabilmente, diritto ad incentivi) ed al tentativo di approfittare della mancanza di una legislazione regionale specifica che non è stata soddisfatta dalla delibera della Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna del 26 luglio 2011, che si è limitata ad una attività ricognitiva della legislazione già esistente; al contrario, molti esponenti del nuovo Governo nazionale si sono espressi recentemente nel senso di un maggiore rigore per quello che riguarda la regolamentazione degli impianti eolici in Italia.

Questo assurdo stato di fatto nella nostra regione è contrastato da numerosi comitati locali, recentemente coordinatisi nella “Rete della Resistenza sui crinali”, assolutamente contrari a subire senza reazione questi ingiustificabili soprusi feudali ai danni delle loro proprietà e del loro territorio. Il primo obiettivo che si prefigge la Rete è di informare i sindaci dei comuni montani, circuiti dai così detti “sviluppatori”, che la legislazione nazionale ha espressamente vietato le così dette “royalties” sul fatturato degli impianti FER a favore dei comuni e che gli aerogeneratori provocano seri danni neurologici a chi vive nei pressi degli impianti.

Durante l’anno 2011 sono stati autorizzati, sulle nostre montagne, i due grossi impianti della Biancarda (FC) e di Zeri (MS), attualmente sospesi per i ricorsi al TAR.

La situazione potenzialmente peggiore per l’eolico era però in provincia di Bologna, dove il crinale tra il Sillaro e l’Idice, in parte bolognese ed in parte in provincia di Firenze, da Casoni di Romagna (dove è installato l’impianto eolico più potente del nord Italia) al passo della Raticosa ed oltre, sarebbe stato coperto da centinaia di pale senza soluzione di continuità per oltre 15 chilometri lineari, coinvolgendo anche i crinali secondari, oggetti dell’appetito inesausto di sempre nuovi (e spesso improbabili) progettisti. Fortunatamente l’intervento della Guardia di Finanza, che ha arrestato i vertici della società di “land banking” (quotata in Borsa) Uni Land, ha rallentato questi comportamenti predatori, i cui sintomi, però, sono ricomparsi negli ultimi mesi. Interessati a nuovi impianti eolici nel bolognese sono anche i comuni di San Benedetto val di Sambro, Grizzana, Castel del Rio, Monghidoro, Castiglione dei Pepoli e Camugnano, per il quale è attualmente in corso un procedimento di VIA per quello che dovrebbe essere l’ennesimo impianto eolico “più grande del nord Italia”.

La situazione, inizialmente sottovalutata dalle associazioni ambientaliste, si è all’improvviso manifestata nella sua gravità anche nel parmense, dove si parla di un piano energetico provinciale di 120 MW di eolico che coinvolgerebbe i crinali di molti dei più bei comuni della montagna. Sono già segnalati concreti progetti nei comuni di Borgotaro, Albareto e Tornolo, a tacere di quelli previsti in altre regioni ma che insistono comunque, compromettendola, sulla val di Taro e sul passo della Cisa, fino a Pontremoli. Ultimamente è stato presentato all’ufficio VIA regionale il progetto per il passo Santa Donna, presso un’oasi faunistica del WWF.

Nel piacentino sono previsti numerosi impianti tra i quali quello al momento più impattante è al passo del Mercatello, nel comune di Ferriere, per il quale è già intervenuta la Magistratura inquirente. Significativo l’episodio dell’impianto di Nicelli, nel comune di Farini, dove ad un iniziale piccolo impianto se ne intende aggiungere, in assenza di una reazione negativa della popolazione, uno molto più grande. Ora però i residenti e i proprietari di immobili sono insorti.

In provincia di Forlì preoccupano, per la valenza ambientale, storica e paesaggistica dei luoghi interessati, gli impianti della Biancarda e di Poggio Tre Vescovi. Quest’ultimo (colossale, con 36 pale alte 185 metri, il secondo più grande d’Europa!) è stato definitivamente respinto, dopo una interminabile lotta nella quale si è distinta per pugnacia Italia Nostra Toscana, appena poche settimane fa dal Consiglio dei Ministri. Ora se ne teme fortemente uno spezzettamento in una serie di impianti più piccoli.

Sempre in Romagna si ha notizia recentissima di impianti nei comuni di Mondaino e Bertinoro, e si odono indiscrezioni relative ad un impianto off-shore a Rimini.

I volontari (in assenza di collaborazione, anche minima, da parte delle pubbliche amministrazioni) ci segnalano in tutta la regione la comparsa di sempre nuovi anemometri, sintomo certo di impianti futuri, collocati in genere in corrispondenza dei luoghi e dei sentieri che le mappe edite dal CAI e dalla stessa Regione Emilia Romagna indicano come “panoramici”.

Sui crinali limitrofi al territorio regionale, sul monte Peschiena, presso il passo del Muraglione, e sul monte Bastione, lungo il “sentiero degli Dei”, (anche qui c’è un procedimento di VIA in corso), entrambi nel fiorentino ma incombenti rispettivamente sulla Romagna e sul bolognese, sono previsti impianti con pale altissime da collocarsi in mezzo a territori incontaminati.

Sommamente inquietante, in tale ottica, è la situazione nel territorio del comune fiorentino di Firenzuola, un cuneo tra le province di Bologna e Ravenna, dove sono stati presentati, secondo una pubblica dichiarazione del sindaco, ben 10 (!) progetti su altrettanti crinali.

Da un anno si ha notizia di reiterati progetti tali da configurare un unico, apocalittico impianto che interessa 4 province, una delle quali è Piacenza, di ben 4 differenti regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria ed Emilia).

Particolarmente inquietante è la notizia di fonte ENEL secondo cui l’Emilia Romagna si distinguerebbe per l’elevato numero di richieste di allacciamento alla rete per impianti FER.

Ma ciò che preoccupa di più è la posizione di esponenti dela Giunta regionale che sembrano considerare acriticamente come desiderabile questa fonte energetica, ed il recente piano energetico regionale che sovrastima gli impianti FER da installare in regione per il 2020, ben oltre sia quello che dovrebbe essere il “burden sharing” accollato all’Emilia Romagna che la sostenibilità stessa della rete elettrica per impianti che producono energia incostante e non programmabile.

La previsione del suddetto piano regionale per l’eolico per il 2020, compresa tra i 250 e i 300 MW di potenziale eolico installato, supera addirittura i desiderata della stessa ANEV.

Alberto Cuppini
per la Rete della Resistenza sui Crinali