Intervento di Alberto Cuppini all’audizione presso la Commisione Ambiente della Regione Emilia Romagna

Ecco il testo dell’intervento di Alberto Cuppini, portavoce per l’Emilia Romagna della RRC,  svolto giovedì 14 luglio 2011, durante l’audizione convocata dalla Commissione Territorio, Ambiente, Mobilità e avente per ordine del giorno la proposta recante: “Individuazione delle aree e dei siti per l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili eolica, da biogas, da biomasse e idroelettrica. Proposta all’Assemblea legislativa” (delibera di Giunta n. 969 del 4/7/2011).

Buon giorno a tutti e grazie per l’opportunità che ci viene concessa.

Vorrei fare presente che tutte le osservazioni dei comitati dell’alto Appennino contro l’eolico industriale selvaggio, coordinatisi nella Rete della Resistenza sui Crinali, contenute in un documento a suo tempo trasmesso a tutti i Consiglieri e gli Assessori regionali ed esposto personalmente agli Assessori Freda e Peri (che hanno gentilmente acconsentito ad incontrarci assieme alle associazioni che ci affiancano in questo nostro sforzo) sono state completamente ignorate.

Noi continuiamo a ritenere valido questo documento: in esso già sono presenti tutte le nostre proposte di modifica: il testo è stato accuratamente elaborato dai nostri esperti e sulla base della nostra pluriennale esperienza.

Al pari ignorate sono state le interrogazioni (che compenetrano il nostro documento) sul problema dell’eolico industriale presentate in Consiglio Regionale (mi limito ai Consiglieri di questa legislatura. Anzi, per brevità ai soli Consiglieri facenti parte di questa Commissione) in ordine di tempo dalla Consigliera Donini, dal Consigliere Bignami, dalla Consigliera Meo, dal Consigliere Bernardini e, ultimo ma non ultimo, dal Consigliere Favia.

La Giunta regionale (in genere nella persona dell’Assessore Muzzarelli) non ha risposto a queste interrogazioni, in attesa della pubblicazione delle linee guida nazionali a riguardo e poi, dopo le deleghe contenute in quel testo, alla delibera oggi in oggetto che tuttavia non soddisfa tali interrogazioni.

Come da noi temuto, la Giunta si è  limitata ad una (blanda e in alcuni casi discutibile) attività ricognitiva della legislazione esistente, così come a suo tempo preannunciato dall’Assessore Muzzarelli e come se le pale eoliche (ormai arrivate a dimensioni di oltre 180 metri di altezza per l’impianto proposto a Casteldelci) fossero niente più (che so) di lampioni stradali.

I comitati si rammaricano in modo particolare che non vengano prese in alcuna considerazione le giuste lamentele dei cittadini la cui salute e le cui proprietà vengono (e verranno sempre di più) compromesse da questi ciclopici impianti, per i quali non sono previste nella delibera limiti minimi di distanza tra l’uno e l’altro e neppure da abitazioni, luoghi di lavoro, strade e centri abitati.

Tutti gli inviti contenuti nelle linee guida nazionali a possibili misure di mitigazione (per quanto riguarda “impatto visivo”, “flora fauna ecosistemi”, “geomorfologia e territorio” e “interferenze sonore”), per meglio precisare le quali noi avevamo redatto il documento che lascio agli atti, non sono stati parimenti presi in considerazione.

Dato il breve tempo a mia disposizione mi limito a leggere, dal testo che ci siamo permessi di sottoporre all’attenzione dell’Amministrazione, quello che per noi dovrebbe essere il principio ispiratore delle linee guida regionali:

Laddove le amministrazioni individuino la pubblica utilità degli impianti FER industriali, non siano ulteriormente attuabili le deroghe ai sistemi di tutela e valorizzazione ambientali già previsti.

Si deve prima di tutto rafforzare il concetto che la pubblica utilità è principalmente quella ambientale esistente: sarebbe paradossale utilizzare lo strumento della pubblica utilità per gli impianti FER industriali in nome del presunto miglioramento ambientale globale così da annullare scelte, da lungo tempo riconosciute e condivise, di valorizzazione dell’ambiente stesso. Non è ammissibile distruggere l’ecologia. Nemmeno in nome dell’ecologia.

Inoltre, il sistema di garanzie da noi suggerito non deve essere considerato eccessivo anche perchè l’Emilia Romagna non viene ritenuta una regione vocata all’energia eolica neppure nei modelli previsionali della stessa ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento, membro di Confindustria Energia) che individua in regione 200 MW di potenza installabile rispetto alla sua previsione di 16.200 MW per l’anno 2020 (già largamente superiore ai 12.000 del Piano di Azione Nazionale) su tutto il territorio italiano.

L’Emilia Romagna deve perciò essere considerata, per l’eolico, un’area appena marginale, nell’ambito di una tecnologia di efficienza energetica a sua volta marginale.

A proposito di efficienza energetica segnalo quello che nel testo appare come un refuso. Leggo sono ritenute idonee all’eolico “le aree agricole nelle quali gli impianti risultino di elevata efficienza in termini di alta produttività specifica, definita come numero di ore annue di funzionamento alla piena potenza nominale, comunque non inferiori a 1200 ore annue.” 1.200 ore! In un anno ci sono 8.760 ore e perciò l’indice di efficienza ingegneristica sarebbe di circa il 13%. Ma allora, in termini di produttività, a quanto si dovrebbe scendere ancora in termini di ore utili all’anno per definire un impianto a “bassa” efficienza?

Allegati

  1. Osservazioni RRC per le linee guida ER in materia di impianti eolico-industriali.
  2. Delibera di Giunta n. 969 del 4/7/2011.
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