Il colossale pasticcio delle rinnovabili elettriche in Germania secondo Der Spiegel.

Questo mese, il più importante settimanale tedesco, l’autorevole Der Spiegel, ha pubblicato (  http://www.spiegel.de/international/germany/energy-turnaround-in-germany-plagued-by-worrying-lack-of-progress-a-860481.html )  un’inchiesta sull’ “Energiewende”, la svolta energetica per l’uscita della Germania dal nucleare, primo importante passo verso la “decarbonizzazione” totale dell’economia. Dell’ Energiewende parla anche, come modello dal quale è stata tratta evidente ispirazione, il recentissimo documento sulla Nuova Strategia Energetica Nazionale del Governo italiano, a pag. 20.

L’inchiesta dello Spiegel, che pure prescinde totalmente dagli aspetti che più preoccupano il movimento contro l’eolico industriale in Italia (paesaggio, ambiente, aspetti identitari eccetera), individua, a posteriori, gli aspetti negativi ed al momento insormontabili che avevamo più volte fatto notare ( https://reteresistenzacrinali.wordpress.com/2012/09/28/la-nuova-strategia-energetica-nazionale-brutte-notizie-per-litalia/ ) come concreti rischi per l’Italia.

In sintesi, tali aspetti riguardano gli enormi costi della conversione, oltre ad una certa realistica misura, verso le rinnovabili elettriche e gli irrisolvibili problemi tecnici legati all’uso massivo delle fonti energetiche non programmabili come il solare fotovoltaico e l’eolico.

Sarebbe nostro auspicio che le riviste italiane omologhe dello Spiegel (o, meglio ancora, i quotidiani nazionali) si occupassero finalmente con una inchiesta approfondita dello stesso problema, meglio se in via preventiva, visto quello che ci riserva la citata SEN. Specie considerando tutto quello che abbiamo da perdere in più in Italia…

Inchiesta che finora, per qualche misterioso motivo, nessuno ha mai pensato di fare. O di pubblicare.

Intanto pensiamo di fare cosa gradita traducendo, di seguito, i passaggi più importanti del documento redatto dallo staff dello Spiegel.

Blackout della Merkel.

Il piano energetico tedesco afflitto dalla mancanza di progressi.

La Germania pianifica di abbandonare l’energia nucleare entro il 2022, ma il suo governo non sta facendo abbastanza per assicurare la riuscita del progetto. C’è bisogno di infrastrutture e la tecnologia manca, ed il coordinamento è un pasticcio. Allo stesso tempo, gli esausti consumatori stanno pagando di più per l’elettricità, e la fornitura è in pericolo.

Lunedì scorso, gli operatori hanno annunciato un significativo aumento dei prezzi dell’elettricità in Germania, prezzi che sono già i secondi più alti d’Europa (indovinate quali sono i più alti in assoluto. Ndt).

Il balzo dei prezzi è il risultato di una imposizione prevista nell’Atto per le energie rinnovabili (EEG), una specie di sovrapprezzo di solidarietà per l’energia verde che è automaticamente aggiunto alle bollette di tutti i consumatori… L’imposizione aumenterà da 3,6 centesimi a 5,4 per kwh.

Con le nuove aliquote, il prossimo anno i cittadini tedeschi pagheranno un totale di oltre 20 miliardi di euro per promuovere le energie rinnovabili. Questo è oltre 175 euro in più per una famiglia media di tre persone, circa il 50% in più rispetto alla cifra attuale.

Questi sviluppi sono una fonte di imbarazzo per la coalizione di governo… Negli ultimi mesi il governo aveva negato che la transizione graduale verso l’energia verde potrebbe costare ai cittadini tedeschi un sacco di soldi.

Promesse non mantenute.

 In una dichiarazione governativa del giugno 2011, la cancelliera Merkel prometteva che i prezzi sarebbero rimasti stabili. “L’imposizione dell’EEG non dovrebbe aumentare oltre l’attuale livello”, aveva affermato davanti al parlamento tedesco, il Bundestag.Il ministro dell’economia Roesler aveva detto che ci sarebbe stato “spazio per qualche diminuzione.” I ministri dell’ambiente, prima Norbert Roettgen e poi Peter Altmaier, si comportavano come se l’uscita della Germania dall’energia nucleare non sarebbe costata niente.

La Merkel deve ora fare i conti con le conseguenze della sua dichiarazione che la svolta energetica doveva essere il più importante progetto interno della legislatura. Entro alcune ore dal disastro del reattore nucleare di Fukushima nel marzo 2011, si era trasformata da fautrice ad avversaria dell’energia atomica. Allora la maggior parte dei tedeschi appoggiava la cancelliera. Ma adesso, oltre un anno dopo, stanno perdendo fiducia nella sua capacità di riuscire a fare le cose per bene. Il commissario per l’energia dell’Unione Europea, il politico tedesco Guenther Oettinger, dice di dubitare che “i consumatori tedeschi accetteranno prezzi crescenti dell’elettricità nel lungo periodo derivanti dalla svolta energetica.”

Il costo crescente dell’elettricità è anche un fardello per l’economia. Secondo Oettinger, i costi energetici rappresentano oggi il principale aspetto negativo per la Germania come luogo per fare affari, specialmente alla luce del marcato aumento nel numero dei blackout e delle fluttuazioni del voltaggio nella rete.

Le associazioni dei consumatori vedono il prezzo dell’elettricità come un problema sociale, in modo non dissimile dal prezzo del pane nell’antica Roma… La VdK, la più grande organizzazione del terzo settore, usa il termine “povertà da elettricità” ed è aspramente critica verso ciò che vede come una “vistosa violazione dei diritti sociale più elementari.” Secondo la VdK, è iniquo che i cittadini siano chiamati a sopportare la maggior parte del fardello di costi e rischi associati alla svolta energetica.

Tempo e soldi sprecati.

 La questione centrale è se il denaro dei consumatori di elettricità viene speso saggiamente.

Miliardi sono attualmente spesi nella diffusione incontrollata dell’energia solare (una tecnologia che contribuisce al minimo ad una fornitura energetica affidabile in Germania, che non è esattamente famosa per il sole). Il più efficiente, in termini comparativi, programma di rinnovamento degli edifici, d’altra parte, è giunto ad uno stallo perchè il governo federale e quelli locali stanno litigando da oltre un anno su come reperire i fondi. C’è di gran lunga troppo poca capacità di accumulazione per fungere da tampone contro le forniture fluttuanti dell’energia eolica e solare. Inoltre non ci sono impianti di energia convenzionale in grado di provvedere ad una sostituzione di quelle forniture. Infatti le società di energia stanno pensando di chiudere gli impianti esistenti.

Un gigantesco pasticcio.

 Invece di accordarsi su un concetto di svolta energetica, i partiti della coalizione stanno litigando su chi è il responsabile…

Quello che stanno facendo oggi alcuni tra operatori di rete, proprietari di impianti di energia e scienziati non è men che sbalorditivo. Ci sono impianti che non sono connessi alla rete, tralicci senza fili e linee elettriche che non portano da nessuna parte.

Le reti: i problemi di connessione.

 Per secoli la gente è stata attirata da posti con energia a buon mercato. Prima le persone cercavano la disponibilità del legname. Più tardi hanno costruito i mulini lungo i corsi d’acqua. Quando sono state scoperte grandi riserve di carbone lungo la Ruhr e la Saar, hanno costruito i primi impianti industriali proprio lì.

E’ un passo coraggioso per il governo federale rendere le forniture di energia dipendente dagli impianti eolici off shore nel mare del Nord e nel Baltico. Negli anni a venire centinaia di aerogeneratori verranno conficcati nel fondo marino al largo della costa. Quando tutto sarà finito,  ci si attende che gli impianti eolici off shore soddisferanno un sesto del fabbisogno elettrico della Germania.

Sfortunatamente non c’è bisogno di elettricità lungo la costa, scarsamente popolata, ma piuttosto nei distanti land del sud come il Baden-Wuerttemberg e la Baviera. I due land hanno grandi popolazioni ed industrie, così come un gran numero di impianti nucleari per i quali è prevista presto la chiusura. Per questo motivo la decisione del governo federale di accelerare la diffusione degli impianti eolici off shore significa che devono essere costruite nuove linee elettriche, ad un costo tra i 20 e i 37 miliardi di euro (il più costoso progetto infrastrutturale dalla riunificazione tedesca).

Il problema è che i land del sud non sono particolarmente entusiasti di ricevere elettricità dagli impianti eolici del nord. Il governatore della Baviera parla di autosufficienza e di investire miliardi in forniture regionali di energia, includendo impianti solari, idroelettrici ed a bio-masse.

Per questo la RWE e le altre grandi società elettriche credono che non ci sarà bisogno di queste linee nord sud quando entreranno in servizio tra un decennio… Uno dei progetti infrastrutturali della Germania potrebbe diventare uno dei suoi più grandi “cattivi investimenti”. In altre parole, l’accuratamente elaborato piano strategico nazionale potrebbe rivelarsi troppo costoso ed inefficiente.

L’istituto tedesco per la ricerca economica (DIW) suggerisce che una maggiore attenzione dovrebbe essere dedicata alla connessione … invece “tutto quello che genera energia viene connesso senza riguardo ai costi.”

Efficienza: ignorata e in ritardo.

 

La triste verità è che la Germania spende miliardi in aerogeneratori e pannelli solari solo per vedere perduta una significativa porzione dell’energia attraverso finestre malamente isolate.

Centrali elettriche: obbligate a perdere soldi.

 Un Kaiser governava ancora la Germania quando la centrale Franken 1 generò elettricità per la prima volta, quasi cent’anni fa. La centrale era in lista per la chiusura, ma, a causa della svolta energetica, a Franken 1 è stato concesso di rimanere in attività.

Il prossimo inverno, nei giorni in cui non splenderà il sole e non ci sarà vento, i bavaresi potrebbero con buone probabilità dirsi fortunati che il vecchio impianto sia ancora connesso alla griglia. L’impianto può produrre più di 850 MW di elettricità con breve preavviso, benchè ad un alto costo.

Franken fa parte della così detta “riserva fredda” dell’offerta energetica tedesca. Siccome non c’è abbastanza capacità di immagazzinamento dell’energia, virtualmente ogni impianto solare ed ogni aerogeneratore deve essere affiancato e sostenuto da un impianto convenzionale. Senza questa doppia struttura, la fornitura di energia potrebbe colassare. Allo stesso tempo, comunque, il boom dell’energia rinnovabile sussidiata assicura che le centrali convenzionali non siano più profittevoli. Siccome la legge prevede che la preferenza sia data all’energia verde, se disponibile, gli impianti a metano, petrolio e carbone devono essere spenti per evitare un sovraccarico delle linee. Questo riduce i loro ricavi mentre aumenta i costi, perchè accendere e spegnere gli impianti consuma molto combustibile e sottopone i macchinari a forte tensione.

In passato i gestori delle centrali potevano addebitare alti prezzi per l’elettricità verso mezzogiorno. Ma adesso, a quell’ora, c’è più concorrenza da parte degli impianti solari. Nei giorni in cui c’è molto vento, molto sole ed il consumo è basso, i prezzi possono tendere a zero. Si è dato il caso persino di costi negativi dell’energia, quando, ad esempio, le dighe austriache di stoccaggio sono state pagate per accogliere la capacità elettrica in eccesso della Germania.

Le prospettive sono talmente scarse che i fornitori di energia hanno poco interesse a costruire nuovi impianti. Alle attuali condizioni, anche il più moderno ed efficiente impianto a ciclo combinato non sarebbe in grado di recuperare i costi dell’investimento.

Il ministro dell’economia sta per passare ad un nuovo sistema di regole in base al quale i gestori delle centrali potrebbero essere obbligati a tenere i loro impianti più vecchi connessi alla rete. Ma le società non lo appoggiano. Benchè esse siano propense a compromessi di breve termine, non vogliono tenere nessun impianto connesso alla rete nel lungo termine se non recuperano i costi in conto capitale.

Il risultato è che le società saranno incentivate in futuro per tenere i loro impianti di backup in funzione. Non appena il governo emanerà un decreto a questo fine, i consumatori di energia saranno di nuovo quelli che dovranno pagare l’ulteriore conto.

Accumulo di energia: troppo poco, troppo costoso.

 Numerosi industriali stanno attualmente negoziando col governo federale su quanto verrebbero pagati nel caso di chiusura dei loro impianti nell’eventualità di una carenza di energia elettrica (nel caso di temperature estremamente fredde come nell’inverno scorso, quando intere città hanno rischiato il blackout se non si fossero spenti i macchinari di molte industrie. Ndt). La Germania, sfortunatamente, non ha abbastanza capacità di accumulo di energia per affrontare una fluttuazione. E, ironicamente, la svolta energetica ha reso molto difficile gestire impianti di accumulo in modo profittevole (una situazione negativa simile a quella affrontata dagli impianti di energia convenzionale).

In passato, i gestori degli impianti di accumulo usavano l’elettricità acquistata ai bassi prezzi notturni per pompare acqua nelle loro dighe. A mezzogiorno, quando il prezzo dell’elettricità era alto, rilasciavano l’acqua per far funzionare le loro turbine. Era un affare profittevole.

Ma ora i prezzi sono talvolta alti di notte e bassi in pieno giorno, la qual cosa rende non profittevole far funzionare tali impianti. Il gigante svedese dell’energia Vattenfall ha annunciato la chiusura del suo impianto idroelettrico di Niederwartha, nel land orientale della Sassonia, entro tre anni. La ristrutturazione di cui avrebbe bisogno sarebbe troppo costosa. Ma quali sono le alternative?

Anche le batterie fanno parte dei piani governativi, e 400 milioni di euro di fondi pubblici sono già stati destinati alla relativa ricerca e sviluppo. Anche l’industria ha grandi speranze per la tecnologia delle batterie. Ma è una cosa realistica?

Per divertirsi, qualcuno ha calcolato quanto dovrebbe essere grande una batteria per rifornire una città come Monaco per due o tre giorni. La risposta dipende da quale tecnologia fosse disponibile. Una batteria cubica a ioni di litio, come quelle dei cellulari, dovrebbe essere di 53 metri per lato. Cioè alta come l’Allianz Arena, dove gioca il Bayern. Le dimensioni dovrebbero essere ancora più grandi nel caso di batterie al piombo, come quelle delle auto. Una batteria cubica sarebbe di 93,3 metri di lato (e Monaco avrebbe un nuovo punto di riferimento per orientarsi).

Gli esperti sono d’accordo sull’obiettivo ma si interrogano sul percorso da seguire.

 

Nei prossimi, pochi, anni i consumatori pagheranno più di 100 miliardi di euro in sussidi per l’energia solare (anche in Italia. E in entrambi i paesi pagano molto anche per l’eolico. Ndt). Ulteriori miliardi seguiranno. Come il precedente, anche l’attuale governo si è inchinato alla lobby solare (anche in questo caso: come in Italia. Anche il governo tecnico, dopo quelli politici. E, in entrambi i paesi, anche alla lobby dell’eolico. Ndt). Il modello economico dell’ultimo governo è ancora quello basato sulla raccolta di quanti più sussidi possibili piuttosto che sul riversamento in rete di quanta più energia utilizzabile.

 Gli esperti credono che la svolta energetica sarà un fallimento se tutto questo continuerà. Il comitato insediato dalla cancelliera Merkel col compito di monitorare i progressi della svolta energetica presenterà il suo primo rapporto in dicembre. Relazioni iniziali suggeriscono che il verdetto sarà altamente critico. Quando il presidente del comitato andava a lavorare in bici a Mannheim, passava davanti ad una antica centrale elettrica. Lo scorso inverno le sue ciminiere avevano ricominciato ad eruttare fumi. La fornitura elettrica sarebbe stata in pericolo senza quell’impianto.

Il comitato di monitoraggio crede che più pannelli solari e più pale eoliche abbiano poco senso finchè non ci sarà abbastanza capacità d’accumulo. Quel gruppo mette sull’avviso che i sussidi potrebbero finire col distorcere le decisioni di business e concludersi con una mala gestione del sistema. Secondo loro, opprimere i consumatori con i relativi costi e rischi è una pratica dubbia che, anzi, riduce la accettabilità pubblica del progetto.

… (Un altro membro del comitato) ha calcolato che l’imposizione dell’EEG aumenterà fino ad altri 10 centesimi per kwh se il governo non farà niente per evitarlo.

Nonostante tutte le critiche, gli esperti credono ancora che la svolta energetica sia la cosa giusta da fare. Deve però essere eseguita correttamente.

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